Per la Biennale Democrazia di Torino, che quest’anno ha come tema “Visibile Invisibile” e si svolge dal 27 al 31 marzo, ho assistito al “Dialogo” dal titolo “La casa comune europea e la filantropia a sostegno dei valori della democrazia”.
Ha condotto l’incontro la giornalista Paola Severino Melograni moderando il dialogo fra Massimo Lapucci presidente di EFC – European Foundation Centre e Elena Casolari direttore generale di OPES Impact Fund, intervenuta al posto del sottosegretario Vincenzo Spadafora annunciato dal Catalogo della manifestazione.
A trent’anni dalla caduta del muro di Berlino l’Europa è attraversata da spinte centrifughe che, ovviamente, rendono difficili anche le iniziative filantropiche di grande respiro economico e temporale.
Così la Finanza d’impatto, che coordina il capitale umano con il cosiddetto “capitale paziente” cioè quello impiegato a lungo termine con pazienza e comprensione verso i risultati attesi dall’investimento, intravede ulteriori difficoltà che potranno aggiungersi a quelle già proprie.
L’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali: sembra un fantasma che non interviene quando i diritti sono calpestati. Diventa quindi difficile investire nella filantropia capitale privato per scopi di pubblica utilità.
Tenuto conto che l’un percento della popolazione mondiale possiede più ricchezza del restante 99 percento, le fondazioni private hanno un’azione distributiva del reddito con motivazioni filantropiche che possono produrre valore, reddito. La filantropia ha reso la finanza d’impatto interessante a chi vuole produrre reddito con pazienza. Il microcredito è una dei primi esempi di capitali d’investimento e non “a dono”.
La Carta europea dei diritti fondamentali è praticamente la Costruzione Europea che risulta ignorata. Esiste infatti una indifferenza delle istituzioni. Gli Stati Nazionali non vogliono cedere sovranità all’Europa per motivi di populismo.
L’attività di antiterrorismo Usa con stringenti norme antiriciclaggio ha motivazioni anche di prevaricazione nei confronti di altri Paesi concorrenti. Ciò crea ulteriori freni alla filantropia transfrontaliera che deve già essere sviluppata contro le tendenze nazionaliste che contrastano il mercato comune della stessa filantropia.
C’è insomma una confusione e una pelosa comunicazione che rende difficile la filantropia. Inoltre ci sono poche regole per la creazione delle Onlus no profit, ciò favorisce i malintenzionati che provocano discredito sul sistema.
Un tentativo di normalizzazione delle risorse private per il bene comune è il “Manifesto della Filantropia – Per un’Europa migliore”. Per renderci conto del tema, ricordiamo che in Europa la filantropia istituzionale conta più di 148 mila fra enti donatori e fondazioni, con stanziamenti annuali superiori ai 50 miliardi di euro e un patrimonio complessivo superiore ai 400 miliardi di euro.